adiacente a case a schiera tradizionali in mattoni e tetti a falde inclinate, in un lotto d’angolo sorge, proprio al termine di una schiera di residenze, la Casa Schroder, casa unifamiliare che è considerata l’architettura De Stijl per eccellenza. Progettata nei primi mesi del 1924 da G. Th. Rietveld, la casa era già abitabile al 1° gennaio del 1925
Per quanto né l’architetto né la committente intendessero conformarsi al movimento De Stijl che in quegli anni nasceva in Olanda, l’edificio ne rappresenta uno dei migliori esempi in architettura
De Stijl/də stɛɪ̯l/ (che in olandese significa Lo stile), anche conosciuto con il nome di Neoplasticismo (in olandese: Nieuwe Beeldende/’ni:wə ‘be:ɫdəndə/), è un movimento artistico fondato nei Paesi Bassi nel 1917. Il termine neoplasticismo è comparso per la prima volta nell’ottobre del 1917 con la pubblicazione del primo numero della rivista De Stijl fondata da Theo van Doesburg. Questo termine è stato utilizzato da Piet Mondrian e Theo van Doesburg nella pubblicazione del Manifesto De Stijl per descrivere la loro forma d’arte: astratta, essenziale e geometrica.
Le facciate della Casa Schroder sono quindi un collage di piani e linee. I vari piani dell’edificio sono tra loro aggregati senza però fondersi: sono volutamente usati come elementi indipendenti, differenziati attraverso l’uso del colore, facendoli avanzare l’uno rispetto all’altro. I colori aumentano l’effetto di plasticità delle facciate.
Per osservare gli ambienti veri e propri dell’abitazione bisogna recarsi al primo piano: qui la scala è al centro e
attorno ad essa ruotano due spazi di soggiorno, due camere da letto e servizi igienici.
A questo piano, sono
anche stati collocati dei pannelli scorrevoli appesi al soffitto su rotelle in modo che lo spazio possa essere sia
unico e continuo che suddiviso secondo le varie esigenze.
sull’idea di un linguaggio che trasmettesse positività grazie ad un equilibrio puramente visivo, fatto di asimmetrie e ricerche verso l’essenza e la struttura degli oggetti.
Queste istanze sono particolarmente evidenti nella poltrona Red and Blue, che è infatti considerata uno dei simboli del movimento De Stijl. La poltrona sembra infatti il telaio di una qualunque seduta, ridotta all’osso e alla sua prima spinta creatrice.
“La sedia“, disse Rietveld, “fu costruita con lo scopo di dimostrare che con semplici pezzi lavorati a macchina era possibile fare qualcosa di bello, una creazione spaziale“. La versione colorata è del 1923.
La sedia Red and Blue è quindi l’esemplificazione della ricerca di funzionalità e di trasparenza ma anche della positività trasmessa dai colori primari e dall’insieme di linee geometriche che compongono il risultato finale. Il design concilia la ricerca estetica con il desiderio di utilizzare i vantaggi dati da particolari materiali per un concetto ancora recente di produzione industriale.
La Casa Schroder venne costruita nel 1924 ma nel corso degli anni ha subito diverse trasformazioni e in particolare
l’interno è stato adattato più volte alle esigenze della famiglia. Oggi appartiene alla Fondazione Rietveld ed è
interamente aperta ai visitatori, anche se gli interni non possono essere fotografati.